Dott. Biagio Tinghino
Quanto sono contaminati frutta e verdura? Quanto gli altri cibi? Un capitolo allarmante è costituito dalla presenza di metalli pesanti nei cibi, ossia di elementi come ferro, zinco, cadmio, alluminio, mercurio, arsenico, cobalto e piombo. Bisogna premettere che una certa quantità di alcune di queste sostanze è tollerata dal nostro organismo e addirittura utile, come per esempio per il ferro e lo zinco. Gli altri elementi sono comunque presenti in natura e perciò una minima quota di assunzione è fisiologica, ma a patto di non superare certe quantità, stabilite dagli organismi di controllo internazionale.
Ci sono diversi fattori alla base di un eccesso di metalli nei vegetali. Alcuni di essi sono dovuti all’inquinamento dell’aria e agli scarichi industriali, altri a fattori assolutamente naturali come le caratteristiche geologiche del suolo, il tipo di falda che l’acqua di irrigazione attraversa nel sottosuolo, l’attività vulcanica presente in alcune zone. Ma la maggior parte di metalli pesanti nei cibi è determinata dalle attività dell’uomo e dall’inquinamento da lui prodotto, a partire dai concimi minerali, per finire alle discariche delle industrie metallurgiche e delle miniere.
La qualità del suolo è una caratteristica piuttosto fissa e legata al punto specifico, mentre aria e acqua risultano gli elementi più difficili da controllare, anche per chi produce ortaggi biologici. Si tratta di due elementi che possono trasportare, per vie diverse, sostanze inquinanti (naturali o industriali) per decine di chilometri e possono vanificare ogni sforzo dei coltivatori.
I metalli pesanti ingeriti con l’alimentazione non vengono del tutto eliminati con le feci, ma sono parzialmente assorbiti e si depositano in modo selettivo in alcuni organi bersaglio, come il fegato, il rene o il cervello.
Mangiare un piatto di spinaci, per esempio, può essere una pratica salutare per alcuni aspetti, ma dobbiamo essere sicuri che implica molto spesso un introito importante di metalli pesanti. I dati di un recente studio giapponese permettono di calcolare che 300 g di spinaci lessi contengono 1-1,5 mg di alluminio, mentre una porzione di cereali (per es. riso)1,3-1,6 mg. Molto meno le patate e i legumi (1,13 mg per Kg), mentre ad alto rischio sono i dolci (circa 19 mg/kg).
Una insalata (150 g di lattuga) della Valcamonica (Brescia) contiene mediamente 6,9 mg di piombo e addirittura 147,9 mg di manganese. I metalli pesanti si trasferiscono anche al miele che, per esempio, arriva a contenere 9,9 ppm di Nichel, 10,3 ppm di cadmio e 10,2 ppm di piombo. Nel pesce grosso i livelli di mercurio, poi, possono salire alle stelle.
Com’è la situazione delle verdure in Italia e in Europa?
Numerose ricerche risultano pubblicate rispetto alla situazione in Italia. Una indagine è stata effettuata in provincia di Catania su pomodori, spinaci, melanzane, patate, zucchine, uva, mele e pere. In particolare i dati sono stati raccolti su 60 campioni prodotti nei territori di Adrano, Biancavilla e Mazzarrone. I livelli di piombo, cadmio, nichel, rame, zinco, vanadio e selenio nei campioni di frutta, verdura, aria e acqua sono stati determinati usando uno spettrometro di assorbimento atomico. Il Dr. Ferrante, del Dipartimento di Igiene dell’Università di Catania, ha riportato “una diffusa contaminazione di frutta e verdura e soprattutto a causa dell’uso di fertilizzanti e di attività vulcanica.”
In linea generale le verdure a foglia larga assorbono più metalli a causa della superficie esposta all’aria, mentre i tuberi (rape, ravanelli, patate) dalla terra.
In Valcamonica (provincia di Brescia) le cose non stanno molto diversamente. Qui il problema sembra essere costituito dalla presenza, fino al 2001, di industri estrattive (miniere) e di lavorazione dei metalli. Le misurazioni eseguite su 59 orti domestici della vallata hanno dimostrato livelli più elevati di manganese, piombo, ferro. Colpite soprattutto le lattughe e la cicoria. Si trattava di 986 ppm di manganese contro i 416 misurati sul territorio del Garda. Il piombo era una volta e mezza più alto (46,1 ppm contro 30,2).
In Campania Baldantoni e il suo gruppo di ricerca dell’Università di Salerno ha trovato livelli più elevati del normale nelle piante di lattuga e di indivia. Ma il punto è che la quantità di cadmio, per esempio, era molto maggiore nelle foglie esterne che in quelle interne. Mentre il suolo era piuttosto incontaminato, probabilmente l’elemento viene assorbito attraverso l’aria. Le cause? L’inquinamento da gas di scarico, ma anche l’alternativa che molti cittadini utilizzano per disfarsi dell’immondizia: bruciarla.
I funghi, poi, sono degli accumulatori straordinari di metalli. Una misurazione effettuata sulle specie commestibili che crescono in un grande parco naturale della Slovacchia ha verificato che il limite consentito di cadmio era abbondantemente superato (164% del normale) e la stessa cosa per il mercurio (+ 96%).
Piombo e cadmio
Il cadmio si deposita soprattutto nelle acque del mare e l’inquinamento di questo elemento deriva da attività minerarie, industri metallurgiche, fertilizzanti minerai, industri di vernici. La dose massima che si può assumere è di 0,007 mg/kg/settimana (cioè 3,4 mg per un uomo di media corporatura). Il piombo si è sparso nell’ambiente, nel secolo scoro, a causa della benzina. Da quando si è adottata la benzina “verde” le emissioni sono drasticamente calate ( di 2 terzi) e questa pratica costituisce un buon esempio del come la ricerca possa fornire utili contributi alla salvaguardia dell’ambiente. Il piombo può derivare anche dalle ceramiche smaltate, dalle vernici e dalle batterie. Una fonte poco nota è il piombo contenuto nelle tubature di PVC, dove è aggiunto come stabilizzante. L’assunzione massima è di circa 10-12 mg a settimana per l’adulto.
Alluminio
Dal 7,5% all’8,1% della crosta terrestre è composta da alluminio. L’alluminio è tossico, ma come al solito la questione è determinata dalla quantità. La soglia di assunzione è stata più volte rivista, ed oggi si raccomanda di assumerne al massimo 2 mg al Kg di peso corporeo per settimana (140 mg per un uomo di 70 Kg). Generalmente queste quote sono rispettate, ma talora vengono superate. Negli Stati Uniti l’assunzione media è di 0,7 mg al giorno (4,9 mg la settimana) per i bambini tra i 6-11 mesi, mentre gli adolescenti ne assumono 11,5 mg al giorno (80,5 mg) . Gli adulti ne prendono invece 8 mg circa al giorno (56 mg la settimana).
Qual è la maggiore fonte di alluminio per i bambini? Il latte artificiale, da cui un bambino di 7 kg assume circa 4,2 mg la settimana di questo elemento, mentre chi si nutre con latte vegetale (es. soia) ne assume di più, da 5,5 mg a 7 mg a settimana.
E gli adulti? La media di assunzione giornaliera in Europa, per una persona di 60 Kg, varia da 1,6 a 13 mg al giorno.
Mercurio
La maggior parte del mercurio che mangiamo deriva, attraverso una lunga catena, dalla combustione del carbone e della legna. L’uso del carbone su larga scala ha introdotto nell’aria molto mercurio, mentre si sta riducendo la quantità dovuta alla produzione di cloro con celle al mercurio. L’industria della carta immette ancora elevate quantità di questo elemento nell’ambiente. Il mercurio viene trasformato poi dai batteri delle falde acquatiche in metil-mercurio, che è più tossico del mercurio e dell’etil-mercurio. In questo modo il metallo viene assorbito dal plancton, poi dai pesci più piccoli, concentrandosi soprattutto nei pesci più grossi, i predatori (es. tonno). Ma neanche chi consuma solo vegetali può stare allegro, perché questo elemento si trova anche nei cereali, nella frutta e nella verdura, come vedremo in un prossimo articolo più dettagliato. Il consumo massimo consentito è di 2,45 mg la settimana per un adulto di 70 Kg.
Come proteggersi
Sebbene i dati esposti possano apparire allarmanti, bisogna comunque dire che il consumo di frutta e di verdura non deve essere ridotto, perché ad esso sono legati molti vantaggi dell’alimentazione vegetariana. Gli studi sulla sana alimentazione per lo più non distinguono tra cibi biologici e non. Da ciò deriva che in qualsiasi caso il consumo di vegetali produce effetti positivi sulla salute.
Documentarsi sulla presenza di metalli pesanti nei cibi, però, fornisce ulteriori dati e perciò può implementare ulteriormente la nostra capacità di star bene e scegliere consapevolmente.
Sui metalli pesanti occorre seguire una linea rigorosa e pragmatica. Da una parte non si devono promuovere informazioni superficiali, che denunciano perfino il rinvenimento di “tracce” (assolutamente normali) di questi elementi. Dall’altra parte conviene capire quanti metalli pesanti possiamo tollerare, se la nostra alimentazione è equilibrata e come scegliere i cibi meno contaminati.
Ecco le precauzioni da adottare:
- Privilegiare vegetali di origine biologica, coltivati in terreni che hanno seguito le procedure/tempi standard di transizione e “decontaminazione”
- Spingere i produttori ad effettuare analisi chimiche per la ricerca di metalli pesanti nelle acque di irrigazione (vale anche per le coltivazioni biologiche)
- Spingere i produttori ad effettuare analisi chimiche per la ricerca di metalli pesanti nei prodotti finali, in quanto questi elementi possono essere trasportati con l’aria, indipendentemente dalla qualità del suolo
- Prestare attenzione ai terreni di origine vulcanica o in prossimità di vulcani, a causa della ricaduta (fall-out) di gas tossici emessi.
- Ridurre il consumo di cibi più frequentemente contaminati (es. pesce di grossa taglia, dolci, funghi) o per loro natura “accumulatori organici” di metalli pesanti.
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